Principali insetti dannosi per il verde ornamentale


Sono molti gli insetti dannosi per le piante ornamentali che possono compromettere il loro salute e portandole anche in breve tempo alla morte.
 
Una classificazione degli insetti può essere fatta in funzione della tipologia di danno che arrecano alla pianta ovvero in funzione della loro modalità di azione e della tipologia alimentare. Le principali categorie in base a cui possono essere suddivisi sono insetti xilofagi se  si nutrono a spese del legno, insetti fillofagi se si nutrono si nutrono a spese delle foglie o degli apici dei germogli e carpofagi se si nutrono dei frutti che la pianta produce.
Qui di seguito è stata fatta una breve descrizione dei principali insetti nocivi e dei relativi metodi di contrasto.

Piralide del bosso  (cydalima perspectalis)


Si tratta di un lepidottero originario dell'asia molto dannoso allo stato larvale, introdotto di recente nelle regioni settentrionali Italiane. Le sue larve si sviluppano esclusivamente sulle piante di bosso
(Buxus spp.) nutrendosi di foglie, germogli e rami provocando in breve tempo disseccamenti danni e disseccamenti sulle siepi.
I bruchi hanno un colore che va dal giallo al verde scuro, hanno una capsula cefalica nera e presentano striature bianche e nere in senso longitudinale mentre  L’adulto è una farfalla con apertura alare di 4 cm e ali di colore bianco con bande marroni scure sui bordi.  E' possibile anche riconoscerlo dalle ragnatele bianche che forma e che ricoprono interamente i bossi. 
L'insetto compie 3 generazioni all'anno.



L’attività trofica delle larve si evidenzia dalla loro voracità: in poco tempo possono spogliare completamente l’arbusto di Bosso.
In primavera le larve delle piralidi divorano l’interno delle piante. Purtroppo dall’esterno non ci si accorge. Solo a partire dalla seconda generazione di larve, nei mesi di luglio e agosto, è possibile vedere i danni, ma a quel punto questi sono già molto gravi.Per controllare le forti defogliazioni di siepi di bosso si possono effettuare ripetuti trattamenti contro le giovani larve, impiegando prodotti a base di Bacilus thuringiensis (prodotto biologico) e adoperando  delle trappole a feromoni.
In caso di deboli infestazioni sarà sufficiente raccogliere e distruggere le larve manualmente subito dopo la schiusa delle uova.

Afide del cipresso  (cinaria cipressi)

Si tratta di un afide che attacca diverse conifere appartenenti alla famiglia delle Cupressacee, in particolar modo  Cupressus arizonica, C. macrocarpa, C. sempervirens ,  Tuja orientalis adoperati principalmente per costituire siepi. L'insetto  dotato di apparato boccale pungente-succhiatore, si nutre della linfa elaborata dalle foglie e dei giovani rametti dei cipressi e  per effetto della sottrazione della linfa e per la presenza di sostanze tossiche iniettate con la saliva  nei tessuti vegetali, si manifestano arrossamenti e disseccamenti.  Le piante notevolmente attaccate possono disseccare quasi completamente, tranne nella parte alta dove si possono osservare dei ricacci vegetativi.
Successivamente, in conseguenza dell'indebolimento provocato dagli attacchi di afidi possono subentrare nella piante degli scolitidi che vanno a scavare delle gallerie nei tessuti adibiti al traporto della linfa, compromettendo ulteriormente la vita della stessa pianta. 
L'inverno viene superato dalle femmine riparandosi nelle parti più interne della chioma e  nei periodi di ripresa vegetativa iniziano a riprodursi creando in breve tempo delle colonie molto numerose. I principali periodi di sviluppo degli afidi sono infatti quelli primaverili e autunnali in cui le piante sviluppano nuova vegetazione. 
Molto importante è quindi la tempestività con cui si devono effettuare degli interventi fitosanitari per contenere le infestazioni e pertanto è necessario monitorare spesso le piante individuando il prima possibile la presenza di focolai. 
I periodi maggiormente indicati per gli interventi sono quelli di fine inverno-inizio primavera e di tardo autunno, in concomitanza con l'emissione da parte della pianta di nuova vegetazione e il conseguente ricostituirsi delle popolazioni afidiche.

Punteruolo rosso  ( rhynchophorus ferrugineus)

Il Punteruolo è un grosso Coleottero della famiglia dei Curculionidi, chiamati anche Punteruoli per la presenza di un vistoso rostro in prosecuzione del capo e può raggiungere i 4 cm di lunghezza.   In natura la specie è originaria delle foreste tropicali dell’Asia e della Melanesia ma si è diffusa rapidamente in Europa e in Italia nei primi anni del 2000. L'insetto predilige attaccare la palma delle canarie e raramente si insedia all' interno di altre specie di palme (palma nana) e specie appartenenti al genere   Washingtonia.  L’insediamento del Punteruolo su una Palma delle Canarie sana avviene secondo una precisa dinamica che porta generalmente alla morte della pianta in meno di un anno dall’inizio dell’attacco.
Il ciclo completo dell’insetto dalla deposizione delle uova alla comparsa degli adulti ha una durata di 3-4 mesi e, in condizioni favorevoli, può ripetersi sino a 3 volte nel giro di un anno mentre lo stadio dannoso per la piante è esclusivamente quello larvale. Le larve si nutrono della parte vegetativa della pianta, situata nella zona apicale e, dopo aver distrutto i tessuti interni adibiti alla crescita portano gradualmente l'albero  alla morte. Col procedere dell’attacco le foglie apicali della chioma non mantengono più la posizione eretta, ma si ripiegano sulle foglie inferiori ancora verdi e la chioma, al cui centro non si nota più la presenza di foglie centrali tese verso l’alto, appare innaturalmente appiattita.  Successivamente anche le grandi foglie basali iniziano a disseccare e pendere lungo il tronco sinché l’intera chioma, ormai interamente avvizzita, non collassa assumendo un caratteristico aspetto ad ombrello fino alla completa perdita di tutte le foglie. 
Le difesa  deve essere incentrata principalmente sulla
prevenzione e sulla tempestiva individuazione di un nuovo focolaio all' interno di una pianta sana.  E' quindi di fondamentale importanza effettuare i tagli in periodi freddi (al di sotto dei 10 gradi) dove gli insetti adulti, attratti dalle ferite fresche, non volano per via del freddo  provvedendo successivamente disinfettare e coprire le ferite con mastici  ed  eliminare i residui di potatura.   Un’ulteriore misura di salvaguardia, è il ricorso a trattamenti insetticidi preventivi che impediscono l’insediamento del Punteruolo che dovranno essere effettuati  a cadenza periodica e preferibilmente con insetticidi sistemici. Inoltre è sempre importante intervenire nei “Primi stadi”, quando l’apice vegetativo della pianta non è ancora stato compromesso. Un altra metodologia  per effettuare interventi fitosanitari mirati spesso adoperata è l'endoterapia che consiste nell'iniettare direttamente  dei prodotti chimici all’interno del tronco e sfruttando la capacità della pianta di traslocare al proprio interno le sostanze  andare ad avvelenare le larve presenti nel cuore vegetativo. 

La processionaria ( thaumetopoea pityocampa)

La processionaria del pino (Thaumetopoea pityocampa) è un lepidottero, appartenente alla famiglia dei Taumetopeidi. Il suo nome nasce dalla tipica abitudine delle larve di spostarsi in rigorosa fila indiana, formando una sorta di “processione”.
Le larve defogliatrici (si nutrono di foglie) attaccano principalmente gli alberi di pino, ma anche larici o abeti si nutrono. Su questi alberi formano degli inconfondibili e voluminosi nidi facilmente riconoscibili situati generalmente nella parte apicale dei rami.
Le larve, della misura di circa 30-40 mm, allo stadio adulto sono pelose, con la testa di color nero ed il corpo grigiastro sul dorso e presentano sud dorso presenta un folto manto di peli rosso-brunastri che fanno assumere alla larva una colorazione rossastro-rugginosa. Successivamente nei periodi primaverili scendono dalla pianta formando una processione e si incrisalidano per trasformarsi in farfalle.  Allo stadio larvale questi insetti sono molto dannosi per la pianta in quanto possono portare a dei disseccamenti della chioma ma soprattutto rappresentano un grande pericolo  per l'uomo e per  gli animali domestici per via dei peli urticanti che ricoprono il dorso. Questi, infatti, contengono  istamina, una sostanza molto velenosa e se vengono  a contatto con la nostra pelle possono provocare  gravi reazioni allergiche fino a portare allo shock anafilattico mentre  nel caso questi peli  vengano  inalati potrebbero generare un' irritazione delle vie respiratorie, con conseguenti difficoltà dovute al broncospasmo.    Altri gravi effetti  possono verificarsi  nel caso di ingestione, con vomito e dolore addominale e nel caso di contatto con gli occhi, dove potrebbe svilupparsi una congiuntivite.  E' molto importante quindi contenere le infestazioni di questo pericoloso lepidottero soprattutto per via del rischio che rappresenta per l'uomo.
Un efficace metodo di contenimento è rappresentato dalla rimozione  manuale dei nidi e conseguente bruciatura degli stessi che dovrà necessariamente eseguita da parte di operatori esperti  con tutti i dispositivi di protezione individuale (guanti, occhiali, maschera, tuta).  
Una seconda tecnica prevede l’utilizzo di trappole di cattura massiva. La trappola viene piazzata sul tronco dell’albero e cattura le larve quando discendono lungo il tronco in fila indiana per raggiungere il suolo ed interrarsi, vale a dire all’inizio della primavera. 
Infine, molto utili sono i trattamenti effettuati con bacillus thuringensis, una batterio impiegato nella lotta biologica, che ingerito dall' insetto genera un blocco intestinale portandolo alla morte in breve tempo.  Questo è efficace esclusivamente sullo stadio larvale e deve essere distribuito con dei trattamenti sovra chioma per aspersione ricordando di effettuarli nelle prime ore del mattino per via della scarsa persistenza dell'insetticida.